Sabato 11 ottobre abbiamo organizzato qui alle Salte Trusche, con il progetto di ristoro di comunità Santa Carota, una raccolta fondi per la Palestina da destinare all’associazione Gazzella OdV, che da anni si occupa di aiutare con cibo e cure i bambini e le famiglie palestinesi.
Lo abbiamo fatto grazie all’aiuto di numerosi amici che ci hanno sostenuto, onorando la cultura di questo popolo attraverso un pranzo di beneficenza con ricette palestinesi e lasciando seguire letture di poesie, musica, canti e bei silenzi.
Le cuoche Susanna e Valentina, Christine, Francesca e la piccola Selva hanno donato il proprio tempo per cucinare con amore cibi capaci di creare una sensazione di connessione con un’umanità così ferita. Loro ma anche nostra, per il filo invisibile che ci lega tutti quanti. Un’occasione per ricordarci che è nella comunità, oltre che nel lavoro interiore, che possiamo ritrovare ogni volta il coraggio di esprimere la nostra umanità.
Ringraziamo, come già fatto a voce, chi ci ha regalato parte della materia prima per il pranzo: Giuseppe Levito, Orto di Pitigliano e Associazione della cipolla della Selva per le verdure, Silvana e Paola per le melagrane, Sergio per la birra artigianale. Nonché Noah, 15 anni, per i braccialeti intrecciati con i colori della Palestina e Emily, Agnese e Daniele per averci donato la musica. Davide per aver fatto il contabile! Il papà di Susanna per la coordinazione parcheggi… Se dimentichiamo qualcuno ditelo, perché in tanti avete aiutato in piccole importanti cose.
Per stimolare la curiosità verso questa cultura, riportiamo il menu, tratto dal bellissimo “Pop Palestine”, edizione Strade Bianche:
ceci croccanti
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crema fredda di zucca gialla al limone
riso con verdure fritte maqlouba
falafel con labaneh
foul di fave
melanzane e melagrana
pane pita/khobez
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biscotti anice e sesamo
babousa
caffè al cardamomo
infuso di salvia
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succo di melograna spremuta fresca
birra artigianale alle foglie d’olivo
Grazie alle tante persone di tutte le età, amici e nuove conoscenze, che hanno voluto partecipare e donare prima di tutto la loro presenza e un sentimento di connessione che ha reso la giornata passata insieme lieve, intensa e intima.
La cifra raccolta è stata donata totalmente a Gazzella ODV, possiamo continuare a sostenere il loro impegno di volontariato con bonifici all’IBAN IT54D0501803200000011052792, della Banca Etica di Roma.










Cosa significa essere poeta in tempo di guerra?
Significa chiedere scusa,
chiedere continuamente scusa, agli alberi bruciati,
agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate,
alle lunghe crepe sul fianco delle strade,
ai bambini pallidi, prima e dopo la morte
e al volto di ogni madre triste,
o uccisa!
Cosa significa essere al sicuro in tempo di guerra? Significa vergognarsi,
del tuo sorriso,
del tuo calore,
dei tuoi vestiti puliti, delle tue ore di noia,
del tuo sbadiglio,
della tua tazza di caffè,
del tuo sonno tranquillo,
dei tuoi cari ancora vivi, della tua sazietà,
dell’acqua disponibile, dell’acqua pulita,
della possibilità di fare una doccia,
e del caso che ti ha lasciato ancora in vita!
Mio Dio,
non voglio essere poeta in tempo di guerra
(Poesia della poetessa Hend Joudah, da “Il loro grido è la mia voce”, Fazi editore).